Visualizzazione post con etichetta de filippo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta de filippo. Mostra tutti i post

giovedì 19 ottobre 2017

Qualche domanda e qualche informazione su Marinagri

Con comunicato stampa del 7/10/2017, Vincenzo Vitale, in qualità di amministratore unico di Marinagri s.p.a., con riferimento alle notizie giornalistiche riguardanti la società in parola nel fornire, a suo dire, alcune precisazioni, ha fatto riserva di “ogni azione nei confronti di qualsivoglia soggetto che, anche mediante la diffusione di informazioni non rispondenti a vero, possa danneggiare gli interessi della società e, soprattutto dei suoi creditori”.

Che il sig. Vitale si preoccupi della società che amministra è legittimo e comprensibile.
Che voglia il silenzio intorno alla società e all’attività dei suoi amministratori è inaccettabile.
Che si preoccupi degli interessi dei creditori è assolutamente superfluo: gli stessi sono in grado di tutelarsi senza dare preoccupazioni ad altri.

Del gruppo Marinagri sono titolati ad occuparsene tutti i contribuenti italiani per ragioni che appresso si spiegheranno.
Per inquadrare la vicenda non sarà inopportuno ricordare che Marinagri opera in un’area di circa 300 ettari di certo non fortunata.
Nel 1959 l’intera zona fu interessata dalle piene alluvionali che modificarono il corso del fiume. Quell’alluvione è rimasta scolpita nella memoria dei cittadini perché vi fu un morto.
Negli anni ’70 l’area di cui innanzi fu oggetto di esproprio per la realizzazione di impianti di acquacoltura con collegata attività industriale mai realizzata.
Negli anni ’80 una società denominata Consyris propose di realizzare un centro di acquacoltura con una spesa a totale carico della Cassa del Mezzogiorno di oltre 25 miliardi di lire.
Ma anche quell’iniziativa non ebbe fortuna e si arenò.
Agli inizi di questo secolo l’area venne destinata ad un complesso turistico che fu oggetto di indagini. Dal relativo processo gli imputati vennero assolti all’udienza preliminare.
Vi fu appello del P.M. ma il giudice di secondo grado confermò l’assoluzione.
Il Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Catanzaro, così ricorda lo scrivente, predispose il ricorso per cassazione ma il diavolo ci mise la coda e il relativo atto fu depositato con un giorno di ritardo causandone l’inammissibilità.
Di recente sono circolate notizie circa difficoltà economiche della società che ora sono all’attenzione del Tribunale Civile di Matera. Direbbero i maligni (o, per qualcuno, i gufi) che la iella continua.
Poiché non intendo osservare il silenzio come richiesto dal sig. Vitale formulo, a chi di dovere, le seguenti domande:
PRIMA DOMANDA
All’on. Filippo Bubbico, all’on. Vito De Filippo, al dott. Marcello Pittella, nella qualità e per il periodo in cui hanno ricoperto l’incarico di presidente della Giunta Regionale.
Filippo Bubbico

Nel predisporre il progetto di Marinagri, in una pubblicazione del Consiglio Regionale della Basilicata è scritto: “la ET&M mette in risalto che lo studio dell’impatto delle opere esterne portuali sulla morfologia costiera condotto mediante l’applicazione del modello numerico del tipo ad una linea definito Aries sviluppato dalla Modimar e dal Polidraulico dell’Enel, ha evidenziato che la zona localizzata in prossimità della foce del fiume Agri è caratterizzata da una marcata erosione della linea di riva e che il trasporto solido costiero è diretto prevalentemente da sud verso nord”. Si aggiunge poi che la realizzazione di nuove opere esterne avrebbe potuto accentuare l’erosione. Sarebbe stato quindi opportuno costruire un sistema di difesa “per garantire il riequilibrio della fascia costiera interessata da vistosi fenomeni di erosione dell’apparato fociale del fiume Agri”. Si ipotizzava, pertanto, un’opera di difesa comprendente un “versamento di sabbia (circa 30.000 metri cubi annui) avente caratteristiche congruenti con quella nativa tale da determinare un avanzamento della linea di riva pari a 50 metri rispetto alla posizione” dell’epoca.
Dunque l’erosione della costa era stata prevista e si imponevano opere di difesa anche con l’apporto di 30.000 metri cubi di sabbia all’anno!!!
Che io sappia, i 30.000 metri cubi di sabbia all’anno non sono mai stati apportati e per porre rimedio ai guasti causati occorrono non meno di 7 milioni di euro. E allora, si chiede:
perché fu autorizzato un progetto che avrebbe comportato una rovinosa erosione della costa?
chi avrebbe dovuto vigilare sull’apporto della sabbia che poi non è avvenuto?
chi pagherà i 7 milioni occorrenti per riparare quei danni?
chi, per il futuro, dovrà farsi carico dell’apporto della sabbia?
che dice in proposito il Procuratore Regionale della Corte dei Conti?
SECONDA DOMANDA
Al dott. Nino Grasso, capo ufficio stampa del Presidente della Giunta Regionale, al dott. Marcello Pittella, presidente della Giunta Regionale.
Marcello Pittella

Nelle polemiche intercorse negli anni in cui si svolgevano le indagini sulla vicenda Marinagri il dott. Nino Grasso elogiava l’iniziativa e criticava l’indagine giudiziaria.
A supporto delle sue tesi poneva l’occasione importante dello sviluppo dell’area che avrebbe comportato non meno di 1.000 posti di lavoro.
L’indagine si concluse consentendo l’iniziativa ma i posti di lavoro sono di là da venire. Alcuni in maniera generosa parlano di 200 posti ma di ciò si dubita.
Cosa dicono in proposito il dott. Nino Grasso e il dott. Marcello Pittella?
TERZA DOMANDA
Al sindaco di Policoro e al dott. Giovanni Trifoglio.
Da comunicati stampa di gruppi politici è emerso che per l’anno 2013 il Comune di Policoro non avrebbe incassato l’IMU per un importo molto consistente euro. Di tale importo quello dovuto da Marinagri costituirebbe la parte maggiore. Nulla si sa di eventuali tributi precedenti o successivi al 2013.
Si chiede perché a distanza di 4 anni quell’imposta non sia stata ancora pagata.
Sulla circostanza, osservo:
il responsabile dei servizi finanziari del Comune di Policoro è il dott. Ivan Vitale, figlio di Vincenzo Vitale;
dal 2012 al 2015, presidente del collegio dei revisori del Comune di Policoro è stato il dott. Giovanni Trifoglio;
dal 2012 e fino a questo momento il dott. Giovanni Trifoglio è sindaco revisore di Marinagri;
dalle scorse elezioni del mese di giugno il dott. Giovanni Trifoglio è assessore al bilancio ed è quindi il diretto superiore di Ivan Vitale.

Alla luce di quanto esposto emerge che il dott. Giovanni Trifoglio è stato controllore di Marinagri e controllore del Comune di Policoro. Oggi è controllore di Marinagri, debitrice verso il Comune di Policoro. Contestualmente è assessore al bilancio dello stesso Comune, a sua volta creditore di Marinagri di oltre 1 milione di euro che avrebbe dovuto riscuotere dal 2013.
Chiedo al sindaco di rispondere pubblicamente a questa domanda: può il dott. Trifoglio continuare a ricoprire l’incarico di assessore al bilancio?
Potrà il dott.re Vitale ricoprire la carica di dirigente dell'ufficio finanziario
QUARTA DOMANDA
Pende, innanzi al Tribunale di Matera, un giudizio intentato dall’Alsia nei confronti di Marinagri per la restituzione di alcune superfici di terreno.
In qualità di contribuente mi permetto di far osservare all’amministratore unico di Marinagri che i circa 300 ettari su cui sorge il complesso turistico furono espropriati per un’attività industriale mai compiuta. Il prezzo pagato fu stimato pari al costo di una sigaretta per metro quadro.
La stessa società, per l’opera turistica, avrebbe incamerato un cospicuo contributo pubblico.
Sia pure in maniera infinitesimale le mie tasse hanno contribuito al beneficio goduto da Marinagri. Ho dunque il diritto di chiedere conto di quel danaro.
Pochi anni or sono l’Alsia, sulla base di un parere reso da un docente universitario, ritenne di affidare ad un avvocato di Potenza l’incarico di richiedere la restituzione di circa 300 ettari di terra ovvero il controvalore economico. Il professionista scrupolosamente predispose l’atto di citazione ma il legale rappresentante dell’Alsia non gli conferì il mandato. Per l’opera svolta fu corrisposto a quell’avvocato il meritato compenso di circa 40 mila euro ma apparve incomprensibile il comportamento dell’Alsia.

Domanda: può dire il Direttore Generale dell’Alsia perché quell’atto di citazione non venne notificato? Soprattutto può dire se la causa attualmente pendente innanzi al Tribunale di Matera riguarda tutta l’area o solo una piccola parte?
QUINTA DOMANDA
Vincenzo Vitale ha affermato che la società, pur vivendo un momento di difficoltà, sarà in grado di mantenere i suoi impegni. Mi auguro sinceramente che ciò si verifichi e che tutti i creditori siano soddisfatti. Ma una domanda a Vincenzo Vitale debbo porre: è vero che numerosi soci hanno convenuto in giudizio la società Marinagri perché non ha provveduto a stipulare contratti di vendita? E se è vero, perché?
Ottavio Frammartino (Cittadino policorese e senegalese)

venerdì 18 gennaio 2013

Breve storia del più ricco giacimento petrolifero d'Europa: Quegli enormi interessi che ipotecano il futuro ed anche il presente (2a puntata)


Nomi, date e autorizzazioni sull'oro nero lucano

(A.D. 2007)
Se n’è parlato molto, poi è arrivato persino il sequestro preventivo e probatorio del cantiere, ma qualcosa ancora necessita di approfondimenti. Si tratta della concessione della licenza di ricerca di idrocarburi deliberata dalla Giunta regionale della Basilicata a favore della Intergas Più s.r.l. La domanda più immediata è del perché la giunta al completo ed all’unanimità abbia concesso la citata autorizzazione. O, per essere precisi, quali approfondimenti sulla Intergas Più siano stati effettuati prima di consentirgli di perforare e indagare sul sottosuolo lucano. Non è cosa banale, la scoperta di un eventuale giacimento comporta la conoscenza precisa di informazioni “sensibili” di estrema delicatezza e, venalmente, di grande valore. È pur vero che già nel passato, per i giacimenti scoperti e messi in produzione, le mille domande (monotone) sulla consistenza delle risorse disponibili nel ricco sottosuolo lucano e (persino) sulle quantità di petrolio estratto e destinato via tubo alla raffineria di Taranto sono rimaste senza risposta.

Il “Project jack up information memorandum” in cui sarebbero contenuti i patti e gli accordi con Gas della Concordia S.p.A. E l’affare s’ingrossa!

Ma qualche volta bisognerà pur cambiare registro, non vi pare? Intanto scopriamo che la “Intergas Più srl” è posseduta da una compagnia inglese dal nome significativo “Mediterranean oil & gas plc” che ne ha acquistato l’intero capitale sociale di 10.000 euro (alla data dell’atto: 4.5.2005). Prezzo d’acquisto 10.000 euro. Almeno così si legge nell’atto del Dr. Arrigo Roveda notaio in Milano. La quote cedute sono “interamente libere, esenti da oneri, vincoli, gravami pregiudizievol, pegni, sequestri, pignoramenti, diritti reali di godimento, diritti di terzi in genere...”. Sì, ma quanto valgono? Pochi giorni prima della vendita, la società che deteneva il 100% del capitale Intergas Più, gli aveva ceduto un intero “ramo d’azienda”. Il 26 aprile 2005, presso il notaio Dr. Giorgio Perrotta in Roma, “Gas della Concordia S.p.A.” cedeva a Intergas Più srl, sua controllata, il ramo d’azienda costituito da 5 “permessi di ricerca” e 17 “concessioni di coltivazione” sparsi qui e là in Italia (mari e Basilicata compresi). Sembra di capire, dagli atti sino ad ora esaminati, che i diritti di sfruttamento di 17 giacimenti petroliferi e di ricerca in altri 5 siti ricchi di idrocarburi siano passati di mano per 10 mila euro. Ma la cosa è più complessa. Si capisce leggendo il testo in inglese, allegato all’atto notarile firmato dal notar Roveda, che autorizza Mr. Anthony Trevisan ad acquistare la Intergas Più. Si parla di un “meeting del 7 gennaio 2005” in cui si sarebbe deciso di acquistare una partecipazione in una nuova società che avrebbe ricevuto degli “assets” da Gas della Concordia S.p.A. In pratica le citate licenze di ricerca e di coltivazione (che in soldoni significa estrazione di petrolio a 100 dollari il barile, ndr). Poi, si legge, dell’esistenza di un “Project jack up information memorandum” in cui sarebbero contenuti i patti e gli accordi con Gas della Concordia S.p.A. E l’affare s’ingrossa. Eh sì, perché spunta fuori un intero capitolo dedicato agli aspetti finanziari. Per garantire i fondi necessari per l’acquisizione si mettono in piedi complessi strumenti finanziari. Si parla delle azioni e di “convertible notes” (una specie di bond ad uso interno, ndr) che verrebbero sottoscritte da “Mizuho International plc” e “Stark Investment ltd” secondo i termini sottoscritti in apposito “term sheet” il 10 gennaio 2005. Poi si menziona la disponibilità di terze parti ad entrare nell’affare attraverso l’emissione di “bond convertibili” e spuntano la Med Oil ltd e la Transcontinental Investment Pty ltd che palesano la possibilità di estendere l’affare con l’ingresso nel mercato della Libia. Già, sembrava un permesso di ricerca in Basilicata e diventa un crocevia di interessi e società internazionali. Tutto del valore di 10 mila euro? Poco probabile. Resta da accennare alla proprietà della Gas della Concordia S.p.A., già British Gas RIMI S.p.A. Oggi la società risulta cessata per incorporazione. L’incorporante si chiama Coopgas srl da non confondere con la Coop Gas srl (scritto con uno spazio fra coop e gas, ndr) che è una sua controllata e oggi incorporata. Ammettetelo, vi gira la testa, ma siamo all’arrivo. Chi controlla la Coopgas srl, già Gas della Concordia S.p.A., già British Gas RIMI S.p.A.? Una cooperativa, una semplice cooperativa che beneficia delle agevolazioni fiscali riservate alle cooperative. Si chiama CPL Concordia Soc. Coop. e fra la innumerevoli società da essa controllate o partecipate per un giro di capitali di miliardi di euro, spunta la rete delle cooperative, delle immobiliari, delle associazioni artigiane, delle banche. Un solo nome per riassumere il giro d’affari, legittimo per carità, UNIPOL. Interessi di miliardi (di euro) in cui alla Basilicata non resta che qualche briciola e, forse, nemmeno all’Italia resta granché. Ma questo non possiamo dirlo, certamente la giunta regionale che ha autorizzato la Intergas Più srl ad effettuare le ricerche di nuovi pozzi avrà fatto le verifiche del caso e, magari, potrà spiegare quali vantaggi porta alla Basilicata l’intenso sfruttamento delle risorse minerarie. Diecimila euro di capitale (oggi elevato a 6 milioni) sono un discreto gruzzolo per cedere agli inglesi 17 “permessi di coltivazione”.

Un solo nome per riassumere il giro d’affari, legittimo per carità: UNIPOL.
Interessi di miliardi (di euro) in cui alla Basilicata non resta che qualche briciola

Sarebbe utile sapere cosa c’è scritto nel “Project jack up information memorandum” e magari nei memorandum riservati (se ce ne fossero) con la Total, l’Eni, e le altre compagnie petrolifere che facilmente ottengono permessi, autorizzazioni ed accoglienza nella nostra ospitale Basilicata. Vero presidente De Filippo?

(2. Continua)

Michelangelo Calderoni