Gas della Concordia S.p.A. vende a Mediterranean Oil & Gas plc
La
storia della amichevole accoglienza verso i “coltivatori di
petrolio” non è una esclusiva del buon Marcello Pittella. Potremmo
dire che è nel DNA delle giunte regionali della Basilicata targate
centrosinistra e mai avversate da destra e centro.
Molte
autorizzazioni e poche risposte, anche questo modus operandi è
tipico della politica nostrana, come sul caso emblematico delle
cooperative rosse di Concordia sul Secchia che hanno gestito
operazioni finanziarie per miliardi (di euro, sì di euro!) sui quali
anche la Corte dei Conti e il Ministero dell'Industria (all'epoca) e
delle Attività Economiche (subito dopo) nulla hanno ritenuto di
chiarire: il silenzio è d'oro (nero)!
La
storia era stata raccontata verso la fine del 2007, ma è
attualissima e chiarisce tante cose, comprese alcune carriere
politiche altrimenti inspiegabili.
(tratto
da “Il Resto” del 1/12/2007 - INIZIO)
Così,
coerentemente, dopo che era arrivato il sequestro preventivo e
probatorio del cantiere della Intergas Più s.r.l autorizzato alla
ricerca di idrocarburi, qualcosa è stato ritenuto meritevole di
approfondimenti. Si trattava della concessione della licenza di
ricerca di idrocarburi deliberata dalla Giunta regionale della
Basilicata a favore della Intergas Più s.r.l.
La
domanda più immediata è del perché la giunta al completo ed
all'unanimità abbia concesso la citata autorizzazione. O, per essere
precisi, quali approfondimenti sulla Intergas Più siano stati
effettuati prima di consentirgli di perforare e indagare sul
sottosuolo lucano. Non è cosa banale, la scoperta di un eventuale
giacimento comporta la conoscenza precisa di informazioni “sensibili”
di estrema delicatezza e, venalmente, di grande valore. È pur vero
che già nel passato, per i giacimenti scoperti e messi in
produzione, le mille domande (monotone) sulla consistenza delle
risorse disponibili nel ricco sottosuolo lucano e (persino) sulle
quantità di petrolio estratto e destinato via tubo alla raffineria
di Taranto sono rimaste senza risposta. Ma qualche volta bisognerà
pur cambiare registro, non vi pare? Intanto scopriamo che la
“Intergas Più srl” è posseduta da una compagnia inglese dal
nome significativo “Mediterranean oil & gas plc” che ne ha
acquistato l'intero capitale sociale di 10.000 euro (alla data
dell'atto: 4.5.2005). Prezzo d'acquisto 10.000 euro. Almeno così si
legge nell'atto del Dr. Arrigo Roveda notaio in Milano. La quote
cedute sono “interamente libere, esenti da oneri, vincoli, gravami
pregiudizievoli, pegni, sequestri, pignoramenti, diritti reali di
godimento, diritti di terzi in genere...”. Sì, ma quanto valgono?
Pochi giorni prima della vendita, la società che deteneva il 100%
del capitale Intergas Più, gli aveva ceduto un intero “ramo
d'azienda”. Il 26 aprile 2005, presso il notaio Dr. Giorgio
Perrotta in Roma, “Gas della Concordia S.p.A.” cedeva a Intergas
Più srl, sua controllata, il ramo d'azienda costituito da 5
“permessi di ricerca” e 17 “concessioni di coltivazione”
sparsi qui e là in Italia (mari e Basilicata compresi). Sembra di
capire, dagli atti sino ad ora esaminati, che i diritti di
sfruttamento di 17 giacimenti petroliferi e di ricerca in altri 5
siti ricchi di idrocarburi siano passati di mano per 10 mila euro. Ma
la cosa è più complessa. Si capisce leggendo il testo in inglese,
allegato all'atto notarile firmato dal notar Roveda, che autorizza
Mr. Anthony Trevisan ad acquistare la Intergas Più. Si parla di un
“meeting del 7 gennaio 2005” in cui si sarebbe deciso di
acquistare una partecipazione in una nuova società che avrebbe
ricevuto degli “assets” da Gas della Concordia S.p.A. In pratica
le citate licenze di ricerca e di coltivazione (che in soldoni
significa estrazione di petrolio a 100 dollari il barile, ndr). Poi,
si legge, dell'esistenza di un “Project jack up information
memorandum” in cui sarebbero contenuti i patti e gli accordi con
Gas della Concordia S.p.A. E l'affare s'ingrossa. Eh sì, perché
spunta fuori un intero capitolo dedicato agli aspetti finanziari. Per
garantire i fondi necessari per l'acquisizione si mettono in piedi
complessi strumenti finanziari. Si parla delle azioni e di
“convertible notes” (una specie di bond ad uso interno, ndr) che
verrebbero sottoscritte da “Mizuho International plc” e “Stark
Investment ltd” secondo i termini sottoscritti in apposito “term
sheet” il 10 gennaio 2005. Poi si menziona la disponibilità di
terze parti ad entrare nell'affare attraverso l'emissione di “bond
convertibili” e spuntano la Med Oil ltd e la Transcontinental
Investment Pty ltd che palesano la possibilità di estendere l'affare
con l'ingresso nel mercato della Libia. Già, sembrava un permesso di
ricerca in Basilicata e diventa un crocevia di interessi e società
internazionali. Tutto del valore di 10 mila euro?
Resta da accennare
alla proprietà della Gas della Concordia S.p.A., già British Gas
RIMI S.p.A. Oggi la società risulta cessata per incorporazione.
L'incorporante si chiama Coopgas srl da non confondere con la Coop
Gas srl (scritto con uno spazio fra coop e gas, ndr) che è una sua
controllata e oggi incorporata. Ammettetelo, vi gira la testa, ma resistete ancora un poco, siamo all'arrivo!
Chi controlla la Coopgas srl, già Gas della
Concordia S.p.A., già British Gas RIMI S.p.A.? Una cooperativa, una
semplice cooperativa che beneficia delle agevolazioni fiscali
riservate alle cooperative. Si chiama CPL Concordia Soc. Coop. e fra
la innumerevoli società da essa controllate o partecipate per un
giro di capitali di miliardi di euro, spunta la rete delle
cooperative, delle immobiliari, delle associazioni artigiane, delle
banche. Un solo nome per riassumere il giro d'affari, legittimo per
carità, UNIPOL. Interessi di miliardi (di euro) in cui alla
Basilicata non resta che qualche briciola e, forse, nemmeno
all'Italia resta granché. Ma questo non possiamo dirlo, certamente
la giunta regionale che ha autorizzato la Intergas Più srl ad
effettuare le ricerche di nuovi pozzi avrà fatto le verifiche del
caso e, magari, potrà spiegare quali vantaggi porta alla Basilicata
l'intenso sfruttamento delle risorse minerarie. Diecimila euro di
capitale (oggi elevato a 6 milioni) sono un discreto gruzzolo per
cedere agli inglesi 17 “permessi di coltivazione”. Sarebbe utile
sapere cosa c'è scritto nel “Project jack up information
memorandum” e magari nei memorandum riservati (se ce ne fossero)
con la Total, l'Eni, e le altre compagnie petrolifere che facilmente
ottengono permessi, autorizzazioni ed accoglienza nella nostra
ospitale Basilicata. Vero presidente De Filippo?
(tratto
da “Il Resto” del 1/12/2007 - TERMINE)
Quelle
domande, poste nel 2007, sono rimaste senza risposta. L'uomo forte dell'epoca, Filippo Bubbico, oggi è viceministro degli Interni. L'altro politico apicale, Vito De Filippo, oggi è sottosegretario! Tacquero allora, taceranno anche oggi?
Ma
oggi, dopo le scoperte dell'inchiesta “Mafia Roma” ed i proclami
alla trasparenza ed alla pulizia nei partiti del Presidente Matteo
Renzi e di tutta la classe dei politici sempre ignari del malaffare
che li circonda, non sarebbe il caso di fare chiarezza e pulizia su
un affare da miliardi di euro di cui le Procure sembra che non
vogliano nemmeno sentir parlare?
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