giovedì 11 dicembre 2014

Continuano a pervenire moltissime richieste di chiarimenti relativi agli "Stream Gas" di cui questo blog si è occupato in data 7 dicembre 2014

(http://littleswissnews.blogspot.it/2014/12/ho-visto-un-re-che-aveva-tanto-gas.html).


In Basilicata, è una storia già vista, fornire notizie delicatissime che riguardano da vicino la salute dei cittadini è attività disdicevole che viene considerata prodroma del reato previsto e punito dalla Legge di "procurato allarme sociale".

Per questo motivo, si preferisce riportare il racconto già pubblicato su questo blog in cui si parla della Nigeria.
Così che, essendo i Nigeriani impegnati in altre e più urgenti attività rispetto alla lettura di queste informazioni allarmanti, nessun allarme sociale verrà arrecato ai pacifici Lucani.
Buona lettura
Filippo de Lubac

(inizio del post pubblicato a novembre 2013)

Gli "stream gas": in Nigeria ne parlano (e ne muoiono), in Basilicata fanno finta che non esista!

Nigeria: il micidiale gas flaring delle multinazionali del greggio

Luca Manes/ CRBM


Insieme alla Shell e alla Chevron, l’Eni è una delle oil corporation più attive in Nigeria, primo Paese esportatore di greggio dell’Africa sub-sahariana con una produzione di 2,2 milioni di barili al giorno. A dispetto della ricchezza del loro sottosuolo, le popolazioni dell’area del Delta del Niger vivono in condizioni di estrema povertà, alle prese con un crescente degrado ambientale e una costante militarizzazione del territorio. In Nigeria ogni giorno si registrano perdite di petrolio dagli oleodotti, mentre, nonostante una legge del 1979 e diversi pronunciamenti delle corti locali, la pratica del gas flaring (il bruciare in torcia il gas connesso al processo d’estrazione del greggio) continua a essere adottata senza nessuno scrupolo. Sull’intero territorio nazionale sono oltre 100 le torri che sprigionano in maniera perenne lingue di fuoco che sputano diossina, benzene, solfuri e particolati vari...

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