Nomi, date e autorizzazioni sull'oro nero lucano
(A.D. 2007)
Se n’è parlato molto, poi è
arrivato persino il sequestro preventivo e probatorio del cantiere,
ma qualcosa ancora necessita di approfondimenti. Si tratta della
concessione della licenza di ricerca di idrocarburi deliberata dalla
Giunta regionale della Basilicata a favore della Intergas Più s.r.l.
La domanda più immediata è del perché la giunta al completo ed
all’unanimità abbia concesso la citata autorizzazione. O, per
essere precisi, quali approfondimenti sulla Intergas Più siano stati
effettuati prima di consentirgli di perforare e indagare sul
sottosuolo lucano. Non è cosa banale, la scoperta di un eventuale
giacimento comporta la conoscenza precisa di informazioni “sensibili”
di estrema delicatezza e, venalmente, di grande valore. È pur vero
che già nel passato, per i giacimenti scoperti e messi in
produzione, le mille domande (monotone) sulla consistenza delle
risorse disponibili nel ricco sottosuolo lucano e (persino) sulle
quantità di petrolio estratto e destinato via tubo alla raffineria
di Taranto sono rimaste senza risposta.
Il “Project jack up information memorandum” in cui
sarebbero contenuti i patti e gli accordi con Gas della Concordia
S.p.A. E l’affare s’ingrossa!
Ma qualche volta bisognerà pur
cambiare registro, non vi pare? Intanto scopriamo che la “Intergas
Più srl” è posseduta da una compagnia inglese dal nome
significativo “Mediterranean oil & gas plc” che ne ha
acquistato l’intero capitale sociale di 10.000 euro (alla data
dell’atto: 4.5.2005). Prezzo d’acquisto 10.000 euro. Almeno così
si legge nell’atto del Dr. Arrigo Roveda notaio in Milano. La quote
cedute sono “interamente libere, esenti da oneri, vincoli, gravami
pregiudizievol, pegni, sequestri, pignoramenti, diritti reali di
godimento, diritti di terzi in genere...”. Sì, ma quanto valgono?
Pochi giorni prima della vendita, la società che deteneva il 100%
del capitale Intergas Più, gli aveva ceduto un intero “ramo
d’azienda”. Il 26 aprile 2005, presso il notaio Dr. Giorgio
Perrotta in Roma, “Gas della Concordia S.p.A.” cedeva a Intergas
Più srl, sua controllata, il ramo d’azienda costituito da 5
“permessi di ricerca” e 17 “concessioni di coltivazione”
sparsi qui e là in Italia (mari e Basilicata compresi). Sembra di
capire, dagli atti sino ad ora esaminati, che i diritti di
sfruttamento di 17 giacimenti petroliferi e di ricerca in altri 5
siti ricchi di idrocarburi siano passati di mano per 10 mila euro. Ma
la cosa è più complessa. Si capisce leggendo il testo in inglese,
allegato all’atto notarile firmato dal notar Roveda, che autorizza
Mr. Anthony Trevisan ad acquistare la Intergas Più. Si parla di un
“meeting del 7 gennaio 2005” in cui si sarebbe deciso di
acquistare una partecipazione in una nuova società che avrebbe
ricevuto degli “assets” da Gas della Concordia S.p.A. In pratica
le citate licenze di ricerca e di coltivazione (che in soldoni
significa estrazione di petrolio a 100 dollari il barile, ndr). Poi,
si legge, dell’esistenza di un “Project jack up information
memorandum” in cui sarebbero contenuti i patti e gli accordi con
Gas della Concordia S.p.A. E l’affare s’ingrossa. Eh sì, perché
spunta fuori un intero capitolo dedicato agli aspetti finanziari. Per
garantire i fondi necessari per l’acquisizione si mettono in piedi
complessi strumenti finanziari. Si parla delle azioni e di
“convertible notes” (una specie di bond ad uso interno, ndr) che
verrebbero sottoscritte da “Mizuho International plc” e “Stark
Investment ltd” secondo i termini sottoscritti in apposito “term
sheet” il 10 gennaio 2005. Poi si menziona la disponibilità di
terze parti ad entrare nell’affare attraverso l’emissione di
“bond convertibili” e spuntano la Med Oil ltd e la
Transcontinental Investment Pty ltd che palesano la possibilità di
estendere l’affare con l’ingresso nel mercato della Libia. Già,
sembrava un permesso di ricerca in Basilicata e diventa un crocevia
di interessi e società internazionali. Tutto del valore di 10 mila
euro? Poco probabile. Resta da accennare alla proprietà della Gas
della Concordia S.p.A., già British Gas RIMI S.p.A. Oggi la società
risulta cessata per incorporazione. L’incorporante si chiama
Coopgas srl da non confondere con la Coop Gas srl (scritto con uno
spazio fra coop e gas, ndr) che è una sua controllata e oggi
incorporata. Ammettetelo, vi gira la testa, ma siamo all’arrivo.
Chi controlla la Coopgas srl, già Gas della Concordia S.p.A., già
British Gas RIMI S.p.A.? Una cooperativa, una semplice cooperativa
che beneficia delle agevolazioni fiscali riservate alle cooperative.
Si chiama CPL Concordia Soc. Coop. e fra la innumerevoli società da
essa controllate o partecipate per un giro di capitali di miliardi di
euro, spunta la rete delle cooperative, delle immobiliari, delle
associazioni artigiane, delle banche. Un solo nome per riassumere il
giro d’affari, legittimo per carità, UNIPOL. Interessi di miliardi
(di euro) in cui alla Basilicata non resta che qualche briciola e,
forse, nemmeno all’Italia resta granché. Ma questo non possiamo
dirlo, certamente la giunta regionale che ha autorizzato la Intergas
Più srl ad effettuare le ricerche di nuovi pozzi avrà fatto le
verifiche del caso e, magari, potrà spiegare quali vantaggi porta
alla Basilicata l’intenso sfruttamento delle risorse minerarie.
Diecimila euro di capitale (oggi elevato a 6 milioni) sono un
discreto gruzzolo per cedere agli inglesi 17 “permessi di
coltivazione”.
Un solo nome per riassumere il giro d’affari, legittimo per carità: UNIPOL.
Interessi di miliardi (di euro) in cui alla Basilicata non resta che qualche briciola
Interessi di miliardi (di euro) in cui alla Basilicata non resta che qualche briciola
Sarebbe utile sapere cosa c’è
scritto nel “Project jack up information memorandum” e magari nei
memorandum riservati (se ce ne fossero) con la Total, l’Eni, e le
altre compagnie petrolifere che facilmente ottengono permessi,
autorizzazioni ed accoglienza nella nostra ospitale Basilicata. Vero
presidente De Filippo?
(2. Continua)
Michelangelo Calderoni
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