venerdì 29 giugno 2012

“We are serious”: Intervista a Jeremy Rifkin


Jeremy Rifkin, appare come uno di quei conferenzieri americani che sanno di sapere o, perlomeno, credono talmente tanto in se stessi da ritenere impossibile ci sia qualcosa che non sappiano. Così, al 43mo piano dello Sheraton Conference Centre, vederselo difronte, con una improbabile cravatta color ciclamino, e provarne soggezione è un tutt'uno. Comincia così la visita alla WHEC 2012, “World Hydrogen Energy Conference”, l'assise biennale che quest'anno si svolge a Toronto (Ontario) e che segna il punto sulla tecnologia dell'idrogeno e le sue applicazioni che, a certe latitudini, sono diventate di ordinaria amministrazione. Comincia così l'avventura di un giornalista e di una pattuglia di (onnipresenti) italiani che si muove con la circospezione di un'antilope mentre attraversa il territorio frequentato dai leoni. L'inizio è impertinente: “Mr. Rifkin, Lei parla delle tecnologie dell'idrogeno da diversi anni, quanto si comincerà a fare sul serio?”. Risposta dal tono pacato che tradisce, nei termini usati, un certo risentimento: “We are serious: noi siamo seri”. Non c'era dubbio, ovviamente, che l'interlocutore fosse serio. Ma la domanda era un'altra: “Quandosi comincerà a fare sul serio”? Cioè, quando si diffonderà questa tecnologia ormai matura che da tempo ha lasciato i laboratori sperimentali per entrare nella vita quotidiana di un ristretto numero di privilegiati che viaggiano su auto alimentate ad idrogeno (autonomia 400 chilometri, prestazioni da primato, inquinamento zero), vivono in abitazioni servite da energia elettrica prelevata da pannelli fotovoltaici e stivata in serbatoi di idrogeno, si spostano su autobus elettrici alimentati da fuel-cell (apparati che trasformano l'idrogeno in corrente elettrica) ed hanno i computer assistiti da gruppi di continuità all'idrogeno che quando entrano in funzione nemmeno li senti? Non era in discussione la serietà e la buona fede di singole persone, men che meno quella di un “mostro sacro” quale Jeremy Rifkin. Qualsiasi persona che abbia visitato WHEC 2012 e partecipato anche ad un centesimo delle conferenze di professori, manager, esperti e sponsor non può che chiedersi cosa impedisca a queste tecnologie di diffondersi in tutti i paesi così come oggi accade in alcune zone del Canada e, in piccole enclavi della Germania. Così, Jeremy Rifkin ha ripetuto quei concetti che avrà ribadito e spiegato migliaia di volte. Ha detto che la tecnologia è pronta ed affidabile e si aspetta solo che i governi promuovano la diffusione delle reti di distribuzione dell'idrogeno. Ha ripetuto che l'idrogeno è l'unica tecnologia che consentirà al nostro pianeta di sopravvivere alla fame d'energia dei suoi abitanti. Ha confermato che la sua lodevole battaglia d'informazione proseguirà senza sosta di Paese in Paese, di conferenza in conferenza. Ha mostrato ampia e cordiale apertura e disponibilità verso il giornalista. Ad una sola domanda non ha voluto rispondere: “Mr. Rifkin, il sistema monetario mondiale, privo di una oggettiva corrispondenza tra il valore nominale delle valute e la convertibilità in qualcosa di tangibile, è in balìa di una speculazione ingovernabile. Perché non pensare ad una valuta convertibile in idrogeno, come anni fa c'era la convertibilità fissa (del dollaro statunitense) in oro? Tutto sommato, l'unica cosa di cui abbiamo veramente bisogno è l'energia e non è forse l'idrogeno il mezzo che più facilmente la può immagazzinarla e restituircela all'occorrenza”? Subito incalzato dopo un primo tentativo di “dribbling”: “Mr. Rifkin, Lei è stato il primo a parlare al mondo intero dell'economia dell'idrogeno, sarà ancora il primo a indicare questo decisivo passo che segnerebbe l'inizio dell'era dell'idrogeno? Lei è un economista, non crede che lanciare la proposta di legare le valute all'idrogeno sia il modo più concreto ed immediato per attribuire, attraverso l'idrogeno, un indiscutibile e oggettivo valore alle valute”? E lui, di rimando, precisava che non intendeva rispondere: un argomento che non voleva affrontare. Il perché è rimasto un interrogativo solo per qualche ora. Il tempo di salire su una Mercedes ad idrogeno e scambiare quattro parole con un non meglio precisato Mr. Stuart. Sembra un film di James Bond ma è la Conferenza mondiale sull'idrogeno. Con 7 italiani che a quella domanda hanno già trovato la risposta: l'idrogeno diventerà una cosa seria quando sarà accessibile per costi e applicazioni alla gente comune, quando non ci sarà bisogno che la politica lo sdogani, quando la “rivoluzione dell'idrogeno” la faranno milioni di persone per migliorare la qualità della propria vita risparmiando. Cioè, dicono quei 7, dal prossimo settembre!

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