lunedì 28 dicembre 2009

Procure della Repubblica andate a male: quale procedura seguire?



Un servizio che costa un po', neanche tanto tutto sommato, è quello per la crioconservazione delle cellule staminali estratte dal sangue placentare. Con soli 2.390 euro (iva inclusa) una puerpera lucana può conservare le cellule staminali contenute nel sangue placentare per vent'anni. E' l'offerta che leggiamo sul sito: http://www.procrea-stem-cells.ch/Servizi/ServiziOfferti.cfm. L'utilità è evidente e lo potrebbe essere ancora di più in un prossimo futuro. Queste cellule "indifferenziate" possono sostituire e ricostruire parti del nostro organismo che non funzionano più. Allo stato attuale "funzionano" soprattutto per la talassemia et similia, ma i progressi sono rapidi ed imprevedibili. Occorre, però, che il ricevente sia perfettamente compatibile con il donatore; ecco spiegata l'utilità della crio-conservazione: si mettono da parte proprio le cellule del bambino appena nato affinché nella malaugurata ipotesi debbano servirgli sono lì, in frigo, pronte alla bisogna. Ma non è solo una questione di "stretto" auto-utilizzo. Vi sono elevate probabilità che le stesse cellule siano compatibili con fratelli e sorelle del neonato e, sempre meno frequentemente, con altri parenti. Sino ad arrivare, in casi particolari, ad essere utilizzabili con estranei.
Ma il punto che vogliamo analizzare, oggi, è tutto lucano. Infatti il servizio della crio-conservazione delle cellule staminali (alias banca delle staminali) è iniziato a Matera fra i primi d'Europa. Ed è proseguito per diversi anni, sino a raccogliere e conservare diverse centinaia di "donazioni". Era gratuito e questo comportava solo "l'onere" di rendere disponibile a pazienti bisognosi e compatibili una parte delle preziose cellule. Così preziose che in due casi sono servite per interventi di successo, sollevando due malati talassemici  dalla schiavitù delle trasfusioni continue. Non è una grande cosa? Eppure non è bastata per garantire la prosecuzione dell'esperienza medica e la sopravvivenza della "banca". Un bel giorno si è scoperto che le cellule erano scomparse, volatilizzate. Sì, perché se per un verso i contenitori che le ospitavano in bagni di azoto liquido sono oggettivamente vuoti, d'altro canto nessuna evidenza ci illumina circa il destino riservato a qualche quintale di sangue placentare. Le norme dello smaltimento dei rifiuti ospedalieri sono rigide e piene di carte da riempire, ma la ASL di Matera in alcuni casi può permettersi qualsiasi cosa. Non esiste traccia dello smaltimento, ma nemmeno dei motivi che ne avrebbero consigliato l'adozione. In uno straccio di verbale postumo, si dice genericamente che i campioni erano mal conservati. Per colpa di chi? Di fatto la "banca" non è stata più ripristinata, nessuno ha chiarito come sia stato possibile distruggere un vero e proprio patrimonio a presidio della salute pubblica. Nulla di grave, s'intenda, basterà che da ora in poi le neo-mamme sborsino 2.390 euro ed in una decina d'anni avremo nuovamente la scorta di preziose cellule staminali. Per i figli già nati che potevano contare sulla preziosa risorsa, ciccia! Intanto si accumulano gli interrogativi sulle diverse Procure che interessate da precisi e dettagliati esposti non danno segni di vita. Saranno andate a male anche loro? Basterà compilare l'apposito verbale ed affidare lo smaltimento ad una ditta specializzata, non appena qualcuno indicherà la procedura da seguire.

Nessun commento:

Posta un commento