sabato 24 gennaio 2015

Il petrolio, liquido maleodorante, untuoso, nero, di grande valore: la Lucania ne è piena, purtroppo!

Sotto la Basilicata, ormai è cosa nota, esiste un patrimonio immenso costituito dai barili di petrolio. Cifre che, se attualizzate, chessò attraverso una maxi cartolarizzazione con le “sette sorelle”, porterebbe l’Italia nell’olimpo delle nazioni virtuose, economicamente salde e progredite. Si otterrebbe un progresso “istantaneo” migliaia di volte più rapido di quello galoppante delle nazioni emergenti come Cina ed India (per esempio) ma senza spremere nel sangue la popolazione, senza violare i diritti di alcuno. Il tutto dovuto solo al dono di una terra aspra, sempre difficile, ricca di suo. Invece no, strano a dirsi, questa semplice equivalenza “ricchezze naturali- benessere del popolo” non viene vista da nessuno. Succede così che la “coltivazione” dei pozzi, che poi significa estrazione e vendita del greggio, venga affidata alle compagnie petrolifere di tutti i continenti non si sa bene con quale ritorno. Forse siamo a corto d’informazioni, ma sembra che meno del dieci per cento del valore del barile “estratto” vada allo Stato ed alle Amministrazioni Locali. Quando il barile costava 36 dollari (pochi anni fa) erano 3,6 US$. Oggi, che di dollari ne vale centoquarantacinque, sarebbero poco meno di 14,5 US$ dollari. Ma per le compagnie che “estraggono”, essendo i costi di coltivazione pressoché invariati, il guadagno netto è aumentato di oltre 100 dollari a barile. Abbiamo commesso qualche errore di calcolo? Allora, perché vengono lasciati ai “privati” questi enormi guadagni che potrebbero ben alleviare le fatiche e la situazione di di Nicola Piccenna molti? E l’operato dei cosiddetti “privati”, desta a volte interrogativi. Il 26 aprile 2005, “Gas della Concordia S.p.A.” cede a “Intergas Più s.r.l.” una sfilza di permessi di estrazione in pozzi di idrocarburi sparsi per l’Italia (mare e Basilicata compresi). In tutto o in percentuale, Intergas Più diventa titolare dei permessi estrattivi: Castel di Lama, Masseria Grottavecchia, Misano Adriatico, Monteardone, Masseria Petrilli, Monte Verdese, Sant’Andrea, Torrente Ceone, Torrente Cigno, Scanzano, San Basilio, San Mauro, Masseria Acquasalsa, Lucera, Fornovo di Taro, San Teodoro, A.C. 19 PI: oltre ai permessi di ricerca per altri sei o sette “siti”. Quanto valgono queste “coltivazioni”? Nell’atto di “cessione di ramo d’azienda” del 26 aprile 2005 vengono elencate le attività relative al “ramo” da cedere che ammontano ad euro 12.746.884,30 e le passività pari ad euro 1.566.884,30. Per cui Casari Roberto, “presidente e legale rappresentante di Gas della Concordia S.p.A., al presente atto espressamente autorizzato dal Consiglio di Amministrazione della predetta società del 14 febbraio 2005... e Rinaldi Maurizio in qualità di amministratore unico e legale rappresentante della Intergas Più s.r.l...”, sottoscrivono che “il prezzo di compravendita è convenuto e stabilito fra le parti in complessivi euro 11.180.000,00... detto prezzo sarà corrisposto dalla cessionaria alla cedente entro trenta giorni dalla presente stipula”. Non c’è motivo di dubitare che la scadenza sia stata onorata, anche perché la cessionaria era completamente controllata, con il 100% del capitale, dalla cedente e lo stesso Rinaldi Maurizio sottoscrive il verbale del CdA di Gas della Concordia in qualità di amministratore e segretario. Che intreccio intrecciato! Ma ciò che suscita qualche domanda è l’atto che “Roberto Casari, presidente e legale rappresentante di Gas della Concordia S.p.A., in forza dei poteri conferitigli dal Consiglio di amministrazione della predetta società in data 14 febbraio 2005” sottoscrive in data 4 maggio 2005; otto giorni dopo la cessione di cui innanzi abbiamo detto. In questo atto, la società di diritto inglese “Mediterranean Oil & Gas Company plc” acquista l’intero capitale della Intergas Più s.r.l. pagando il valore nominale che  è pari a diecimila euro. Ora, da che mondo è mondo, si sa che le società sono dei soci che ne possiedono il capitale. Vorrà forse significare che gli inglesi hanno pagato diecimila quello che era costato mille volte tanto solo otto giorni prima? E come è possibile che nel medesimo verbale di consiglio di amministrazione (14 febbraio 2005) si deliberi al punto “1) conferimento dei poteri per il perfezionamento della cessione del ramo d’azienda E & P (quello di cui abbiamo detto, ndr) alla società Intergas Più s.r.l.” ed al punto 2) conferimento dei poteri  poteri per il perfezionamento della cessione dell’intero capitale sociale della Intergas Più srl alla società Mediterranean Oil & Gas Company plc”? E come si spiega che il primo passaggio avviene per una cifra mille volte superiore al secondo? Certo per i soci della “Mediterranean Oil & Gas Company plc” sarà stato un affarone, ma chi sono? Negli atti notarili non si evince molto, mentre nel verbale del 14 febbraio 2005 c’è una pista: “controllata da Transcontinental Resources Group”. Forse qualche organismo preposto  avrà gli strumenti per approfondire questi aspetti singolari del passaggio all’estero di proprietà e controllo dei diritti di sfruttamento delle risorse del sottosuolo italiano. La cosa non è banale e gli amministratori di “Gas della Concordia S.p.A.” lo sanno bene. Infatti in data 2 marzo 2005 inviano al “Ministero della Attività Produttive, Direzione Generale per l’energia e le risorse minerarie – Unmig” una richiesta avente per oggetto: “Autorizzazione preventiva trasferimento quote di titolarità di titoli minerari mediante cessione di ramo  d’azienda dalla società Gas della Concordia S.p.A. Alla società Intergas Più s.r.l.”. Ed il preciso Direttore Generale invocato, in data 25 marzo 2005 risponde: “questa amministrazione, esaminati gli atti, autorizza preventivamente i richiesti trasferimenti alle condizioni stabilite nella bozza dell’atto di cessione di ramo d’azienda. Il provvedimento definitivo verrà emanato dopo che sarà stata inviata copia autentica dell’atto di cessione”. Puntualmente il 30 giugno 2005, arriva il decreto di autorizzazione definitiva  dei trasferimenti richiesti. “Vista... Vista... Vista... Visto... Visto l’atto di cessione di ramo d’azienda dalla Società Gas della Concordia S.p.A. Alla Società Intergas Più s.r.l. autenticato dal Dott. Giorgio Perrotta notaio in Roma... Decreta...”. Ma come, fra tante cose viste e considerate, doveva mancare proprio il passaggio alla società estera Mediterranean Oil & Gas Company plc, controllata dall’altra società Transcontinental Resources Group (che potrebbe immaginare non proprio nostrana, ndr) del controllo delle attività minerarie che per passare da Gas della Concordia a Intergas Più (che è sempre di Gas della Concordia) richiedono tante formalità ed autorizzazioni? Ma, come se non bastassero cotanti interrogativi, spunta l’ultima chicca fra i documenti allegati all’atto di acquisto di Intergas Più da parte degli anglosassoni: “Finanziamento relativo all’offerta per il ramo d’azienda. La società ha assicurato il finanziamento attraverso la sottoscrizione di azioni e di obbligazioni convertibili da parte di Mizuho International plc e Stark Investment (UK) Limited nei termini indicati nel Term Sheet del 10 gennaio 2005. Al fine di finanziare il pagamento della Caparra Confirmatoria di cui è richiesto il versamento alla data della firma dello SPA (?!?, ndr) nonché di completare l’acquisizione sulla base dello SPA, la società ha proposto di stipulare un contratto di sottoscrizione di azioni ed un contratto di sottoscrizione di obbligazioni convertibili con Mizuho International plc, Stark Investment (UK) Limited e possibilmente una terza parte trustee dei titoli convertibili”. Eccetera eccetera eccetera... Come fa la Gas della Concordia S.p.A. a trattare le condizioni per il finanziamento dell’offerta per il “ramo d’azienda” in data 4 maggio 2005, quando se l’era venduto alla Intergas Più in data 26 aprile 2005? E come mai accetta questo pagamento fatto da sottoscrizione di azioni e obbligazioni quando con la Intergas Più aveva già concordato il pagamento in contanti a 30 giorni? Gas Della Concordia S.p.A. (oggi COOPGAS s.r.l.) è interamente controllata da CPL Concordia Soc. Coop., per così dire pienamente integrata nella galassia “UNIPOL-Cooperative rosse”. Ma questi vorticosi passaggi societari non accadevano nel pieno della scalata di Unipol a BNL? E non erano quelli i tempi in cui bisognava racimolare qualche miliardo di euro? Eh sì. Il petrolio, liquido maleodorante, untuoso, nero, di grande valore. (tratto da "Il Resto" del 12 luglio 2008 - pag. 2)

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